LA DIFFICILE CONVIVENZA CON LE MONACHE DI S.CHIARA
Nel 1532 il duca d'Urbino Francesco Maria della Rovere, capitano generale della Serenissima, in visita alle città di terraferma per delineare un nuovo sistema di difesa del territorio della repubblica dalle scorrerie dei Turchi, ordinò l’abbattimento delle alberature e dei fabbricati esterni alle mura che potevano dare ricetto e copertura agli assedianti. Fu così che la chiesetta di S. Quirino venne nuovamente demolita: le pietre di risulta servirono per rafforzare le mura mentre l'unica campana fu donata ai Carmelitani per essere usata nella loro chiesa di via Aquileia e i due altari furono donati alla chiesa di S. Chiara che i borghigiani, privati della loro chiesetta, avevano preso a frequentare.
Il patriarca Barbaro (1593-1617) col decreto del 1595 di costituzione delle parrocchie della Città, incorporò tutto il territorio che gravitava sulla vecchia chiesa di S. Quirino e in quella di S.Lucia nella parrocchia di S. Cristoforo. Il passaggio sotto la parrocchia di S. Cristoforo creò una situazione di disagio per i fedeli della chiesa di S. Quirino a causa del quale lo stesso Barbaro nel 1599 costituì una nuova parrocchia col nome di S. Chiara, staccando il relativo territorio dalla parrocchia di S. Cristoforo. La nuova parrocchia abbracciava un territorio vastissimo comprendente le due comunità di S. Quirino e di S. Lucia ancora prive di una propria chiesa.
Se i parrocchiani di borgo Gemona potevano ora dichiararsi parzialmente soddisfatti per avere la parrocchia nella chiesa di S. Chiara, non altrettanto poteva dirsi per le monache Clarisse che si lamentavano per la mancanza di libertà che derivava dall’aver la chiesa in comune con la popolazione del borgo. La difficile convivenza determinò i borghigiani e le clarisse a cercare di ottenere la concessione a costruire una nuova chiesa parrocchiale, il che avvenne con il decreto Ducale del 1681.
(Giuseppe De Piero: Antiche parroccchie della città di Udine Graphic Studio 1982)